Fica aqui aqui um pequeno testemunho com o padre Antonio Spadaro das Jornadas Nacionais de Comunicação Social.

 

Ciberteologia: pensare il cristianesimo nel tempo della rete

Quando parliamo dell’“ambiente digitale” non dobbiamo pensare alla rete semplicemente come un insieme di cavi e di strumenti tecnici, ma come un’esperienza di vita, uno spazio esistenziale che diventa parte integrante della dimensione comunicativa e, quindi, della vita stessa.

Il mondo digitale ha un impatto sul modo di pensare e di conoscere la realtà e questo deve interrogare la teologia che “è” e “fa” un “discorso su Dio”, in quanto “intelligenza della fede”. Internet esercita, senza dubbio, un influsso anche sul modo di “pensare” Dio, sulla teologia in quanto tale.

Questa visione del mondo della tecnologia che interroga la fede è già presente nello spirito e nella lettera del Concilio Vaticano II (Inter mirifica), nonché nelle riflessioni di Paolo VI e nel pensiero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, essendo la tecnologia un “modo con cui l’uomo esercita un’influenza sulla vita”.

Nella vita ecclesiale, il fenomeno “Internet” va compreso, dunque, alla luce della teologia spirituale e occorre porsi una domanda “teologica” a riguardo: come Dio intende “servirsi” della “rete” per diffondere il Suo Regno?

È indubbio che, nella vasta diffusione del fenomeno della “rete”, si nasconde una domanda implicita di senso sull’essere umano e sulla sua vita. Quindi, evangelizzare in rete non significa riempire la rete di messaggi cristiani, ma innanzitutto “ascoltare gli uomini” che popolano la rete e percepire le domande più profonde che essi si pongono.

Gli uomini cercano Dio nel tempo dei “motori di ricerca” ma non lo fanno più come “bussole” orientate naturalmente verso il Nord (il divino), né come “radar” alla ricerca esplicita di Dio, bensì come “decodificatori” (decoder) chiamati a discernere, nel mare di comunicazioni a disposizione, le autentiche risposte alle domande esistenziali.

Il Vangelo, dunque, non deve entrare in Internet come una della “tante risposte” alle interrogazioni degli uomini, ma come una “domanda fondamentale” che provochi la ricerca della vera risposta al senso della vita.

È necessario, anzi indispensabile, inoltre, il discernimento spirituale: quali sono le vere risposte alle autentiche domande? Cambia allora anche il concetto di comunità classicamente inteso che evolve nella direzione del “network”, ossia la comunità virtuale degli amici e di quanti popolano la rete entrando in relazione con il soggetto.  

In questa rete di relazioni virtuali, ma non opposte al reale, nell’ottica dell’unità della vita dell’uomo e non della visione schizofrenica “realtà e ciberspazio”, il cristiano e la chiesa sono chiamati ad entrare nello spazio virtuale come testimoni, portatori di un’esperienza di incontro con Dio.

É questa la missio inter gentes che completa, oggi, la missio ad gentes.

 

P. ANTONIO PERRETTA